Gabriele Münter, la semplicità della forma
Figlia di una coppia dell’alta borghesia tedesca viene incentivata dai genitori nello studio e nel perfezionamento delle sue capacità artistiche fin dalla più tenera età. Sono circa quattrocento le fotografie e gli schizzi ritrovati nei sui diari di viaggio, sintomo della sua curiosità e voglia di rappresentare il mondo che la circonda.
Gabriele Munter è una giovane donna quando rimane orfana e si trasferisce insieme alla sorella negli Stati Uniti. Un biennio di formazione che non farà che accentuare quel suo spirito libero poco conforme alla società del tempo.
Il suo primo incontro con Kandinskij nel 1902, si trasformerà in breve in una relazione duratura che porterà le linee della sua arte verso strade sconosciute. Dal 1908 però il suo stile pittorico subirà un’ulteriore trasformazione. Influenzata dal Fauvismo e dai pittori dell’epoca, fra cui Gaugain, Van Gogh, Matisse il suo lavoro diventerà sempre più rappresentativo. Utilizzando linee naturalistiche più accentuate e tratti tipicamente fantasiosi, caratteristiche che si trovano in completa opposizione al nascente modernismo tedesco.
Il blu del cielo si mischia al verde e al giallo della terra. Un trait d’union di colori che descrive, mostandola, la vita, la civiltà e la natura. Il segno della pittrice però non ferma la sua evoluzione stilistica e nel 1911, con la fondazione del gruppo impressionista “il Cavaliere blu”, l’artista intraprenderà un vero e proprio, nuovo percorso pittorico che unirà il connubio simbolico e spirituale con il colore e la metafisica. Va ricordato che l’arte di Gabriele nasce dall’espressionismo tedesco. Un movimento caratterizzato dalla ricerca del soggettivo nella realtà metropolitana. I segni sono decisi la gamma cromatica accesa, sono questi i tratti distintivi di questa corrente che si distanzia dalla cura tecnica degli impressionisti per ricreare l’emozione del reale. Gabriele Munter tenta così, di trasformare la pittura impressionista e Art Nouveau rendendola nella sua forma più radicale e non naturalistica.
I paesaggi dipinti con pennellate pesanti e dalla campiture piatte ricordano da vicino le rappresentazioni infantili dei bambini. Le tonalità diventano più accese, il suo campo d’interesse muta passando dalla raffigurazione della vita di campagna alla rappresentazione dello spirito della civiltà moderna. Una società sempre più alienata e materialista espressione di un insieme di esperienze visive che acquisiscono un’identità di tipo funzionale.
Resta il colore dunque l’unico strumento efficace per esprimere le emozioni, che nonostante i toni accesi non riescono a trasmettere alcuna sensazione di felicità.
Dott. Christian Humouda