Oskar Kokoschka
Oskar Kokoschka nasce a Pöchlarn nel 1886 da un orafo greco e Maria Romana Kokoschka. Nonostante la professione paterna, la famiglia è costretta per motivi economici ad allontanarsi sempre più dal centro della città. Ciò produce nel giovane un forte senso di straniamento e di emarginazione. Inizia pertanto giovanissimo a intraprendere la carriera artistica e giunge nei primi anni del Novecento a Berlino. Qui incontra diversi pittori, ma sono le opere di Munch a lasciare un’influsso e un’impronta importante nella sua produzione futura.
Le opere di Kokoschka rifiutano ogni ideale di bellezza mettendo a nudo gli aspetti più sconcertanti dell’esistenza. Una visione psicoanalitica del mondo la sua, che si riflette sulle linee della sua arte.
Durante gli anni della permanenza berlinese nascono due dei suoi quadri più significativi, La Sposa del vento e il Cavaliere errante. Due tele che diventano l’emblema simbolico del pessimismo espressionista del pittore. Quello che trasuda dalle opere di Kokoschka sono i sentimenti delle persone ritratte. Sono proprio le figure a parlare attraverso la deformità delle loro stesse forme. La solitudine di Oskar, mutuata dalle opere di Munch, viene filtrata, interpretata e sublimata attraverso il suo vissuto personale. Una rappresentazione espressionista di un disagio che si universalizza attraverso un messaggio condiviso che dentro di se’ ritova tangibili riferimenti alla società contemporanea.
La pittura di Kokoschka è selvaggia, dura, priva dei filtri che la morale del tempo impone. Il desiderio di imprimere il suo stato d’animo sulle tele lo fa approdare ad una forma più espressionista caratterizzata da pennellate decise nella sfumatura dei colori blu e bianco.
E’ nella quarta dimensione che la proiezione dell’artista diventa visione. Caratteristiche impressioniste si delineano in alcune prospettive e tagli di luce, fino a mutare in una connotazione tipicamente espressionista nella rappresentazione delle forme e dei contenuti dei soggetti raffigurati.
La distorsione del reale non è una condanna profonda, ma al contrario, diventa per Kokoschka una celebrazione dell’oggi, della modernità. Una realtà in cui, è l’io individuale ad essersi disperso in un ordine lucido che si rinnova nell’inutilità dell’esistere.
Dott. Christian Humouda